La Nuova Venezia
19 giugno 2003

Marino Faliero, la condanna
Da domani al Malibran la tragedia in tre atti di Donizetti

VENEZIA. Il mito di Venezia si è spesso tramutato in palcoscenico d'opera. Non solo ne "I due Foscari" di Verdi, nell'"Otello" di Rossini o ne "La Gioconda" di Ponchielli. Si ricordi "Il Bravo" di Mercadante, "Bianca Contarini" di Lauro Rossi, "Crispino e la Comare" dei fratelli Ricci, i prologhi di Lucrezia Borgia e di Caterina Cornaro di Donizetti. E proprio il maestro di Bergamo volle cantare la Venezia delle sue orgogliose istituzioni e degli inevitabili tradimenti. Così, facendo adattare a Giovanni Emanuele Bidera un soggetto di Delavigne e Byron, Donizetti mandò in scena il 12 marzo 1835 al Théàtre Italien "Marino Faliero", azione tragica in tre atti calcata sulla vicenda storica del Doge Marin Faliero, condannato a morte nel 1355 (sul rio di Ponte SS. Apostoli, sopra il sottoportico, potete scorgere ancor oggi la facciata di Palazzo Falier, per tradizione dimora del Doge).

Sembrerà strano, ma un'opera dai forti contorni passionali, andata in scena sei mesi prima della Lucia di Lammermoor, manca dalle scene veneziane da 163 anni. La ripropone da domani (ore 20, Teatro Malibran, repliche il 22, 24, 27, 29 giugno) la Fondazione Teatro La Fenice. Tra gli interpreti alcuni dei più prestigiosi nomi della lirica mondiale: Michele Pertusi (Marino Faliero), Mariella Devia (Elena), Rockwell Blake (Fernando), Roberto Servile (Israele Bertucci). Bruno Campanella dirigerà l'Orchestra del Coro del Teatro La Fenice, regia di Daniele Abbado, scene di Gianni Carluccio, costumi di Carla Teti.

"Marino Faliero" fu scritta da Donizetti nella speranza di conquistare gli ambiti palcoscenici parigini. Vennero scelti interpreti particolarmente graditi, eppure l'opera non ebbe il successo sperato. Anche perché Donizetti non volle rispettare le convenzioni che dello scontro vocale soprano - tenore facevano le fortune del bel canto. Proprio il soggetto di argomento "civile" fece si che le trame al maschile sopravanzano la pur inevitabile storia d'amore fra Elena, moglie del Doge, e Fernando, suo nipote. In Marino Faliero l'intreccio fra onore personale, personale,dignità del potere e ragion di stato si fa interprete di quel sentire patriottico cantato poi da Verdi sui palcoscenici genovesi del Simon Boccanegra. Sentire comune che si trasmette anche al popolo. Ad esempio all'inizio dell'Atto primo, quando Israele, capo-carpentiere all'arsenale, ripara 30 galere di Stato (Primo è il servir la Repubblica) prima della gondola di Steno, giovane patrizio.

 

IL GAZZETTINO
20.6.2003

20.6.2003

Ritorna il "Marino Faliero" dopo 163 anni di assenza

Dopo ben 163 anni di assenza dalle scene veneziane, ritorna "Marino Faliero", azione tragica in tre atti di Gaetano Donizetti su libretto di Giovanni Emanuele Bidera. La prima è prevista per questa sera - alle ore 20 – al teatro Malibran; le repliche sono il 22, 24, 27, 29 giugno.

Tra gli interpreti, alcuni dei più prestigiosi nomi della lirica mondiale: Michele Pertusi (Marino Faliero ), Mariella Devia (Elena), Rockwell Blake (Fernando), Roberto Servile (Israele Bertucci). Bruno Campanella, uno dei massimi specialisti dell'opera italiana, dirigerà l'Orchestra e il Coro del Teatro La Fenice (nell'occasione arricchito dalla presenza del Coro dell'Ater); mentre la regia è firmata da Daniele Abbado, le scene di Gianni Carluccio, i costumi di Carla Teti, la coreografia di Giovanni Di Cicco.

Con "Marino Faliero ", andata in scena al Théâtre Italien il 12 marzo 1835, Donizetti puntava alla conquista della piazza parigina, che all'epoca significava affermazione internazionale. Oltre alla centralità delle vicende politiche e private di Faliero , il pubblico francese rimase forse sconcertato dalla innovativa distribuzione delle voci, che privilegia basso e baritono, anziché, più convenzionalmente, soprano e tenore; con le evidenti importanti conseguenze drammaturgiche che ciò comporta.

Le voci acute perdono terreno anche nel coro, spesso in primo piano, vuoi come plebe, vuoi come gruppo di cospiratori notturni, o corteo funebre di Fernando. Il colore cupo predomina perciò in quest'opera, accanto ad alcune implicazioni risorgimentali e patriottiche che comprensibilmente furono più apprezzate in Italia che non a Parigi.