Il Gazzettino
26 marzo 2003

LIRICA. Va in scena questa sera al Malibran "Ariadne auf Naxos", uno dei capolavori di Richard Strauss
Rivive il mito di Arianna, teatro nel teatro

Alla "prima" saranno presenti anche due diretti discendenti del grande compositore tedesco

Venezia. Con "Ariadne auf Naxos" di Richard Strauss, in prima rappresentazione a Venezia - stasera alle 20, al teatro Malibran - si intende proseguire il ciclo straussiano inaugurato l'anno scorso con "Capriccio". L'opera su libretto di Hugo von Hofmannsthal sarà diretta da Marcello Viotti, la regia è di Paul Curran, le scene e i costumi sono di Kevin Knight. Tra gli interpreti principali: Elizabeth Whitehouse, Ian Storey, Sumi Jo, Ildiko Komlosi, Peter Weber. Il nuovo allestimento sarà presentato al Malibran, dove sono previste cinque recite: venerdì 28, domenica 30 marzo, mercoledì 2 e sabato 5 aprile.

È dai tempi di Monteverdi che il mito di Arianna abbandonata da Teseo ha affascinato gli autori del teatro d'opera: al lavoro monteverdiano vanno affiancati quelli di Marcello, Händel, Porpora, Benda, Massenet. Hugo von Hofmannsthal e Richard Strauss non sarebbero stati gli ultimi, ma furono certo i primi ad affrontare il tema in una prospettiva distanziata ed ironica, facendo convivere nella rappresentazione aspetti patetici e buffi. Fu Hofmannsthal a proporre tale possibilità, raccomandando al compositore in una lettera del 1911 che l'opera fosse elaborata "non come una servile imitazione, ma come un'ingegnosa parafrasi dell'antico stile eroico, intrecciato con quello dell'opera buffa". Intorno a tale duplice, commista natura, le circostanze della genesi offrono ulteriori specificazioni: il progetto però comprendeva che alla commedia dovesse succedere la rappresentazione dell'opera in un atto, su testo di Hofmannsthal, "Ariadne auf Naxos", intesa come "teatro nel teatro". Stasera anche due diretti discendenti di Richard Strauss, i nipoti Richard e Christian, saranno presenti alla prima.

 

La Nuova Venezia
26.3.2003

Marcello Viotti dirige Strauss
Al Malibran stasera anche due nipoti del compositore

di Mirko Schipilliti

Marcello ViottiVENEZIA. La Fenice non dimentica Richard Strauss, ancora troppo poco noto al pubblico: nel 1993 Der Rosenkavalier, l'anno scorso Capriccio, quest'anno Ariadne auf Naxos (Arianna a Nasso), da oggi alle 20 al teatro Malibran diretta da Marcello Viotti, nuovo allestimento, in prima rappresentazione a Venezia. L'opera di Strauss persegue e matura il sodalizio col poeta Hugo von Hofmannsthal, autore del libretto, entro una poetica non neoclassica ma postmoderna, dove il riferimento al classicismo settecentesco è punto di partenza per sviluppare percorsi musicali nuovi, sia nel rapporto fra musica e testo che fra timbro orchestrale e scena. L'idea, nata da Hofmannsthal vide la nascita nel 1912 delle musiche di scena di Strauss per Il borghese gentiluomo di Moliére, affiancate all'operina Arianna a Nasso, ma l'insuccesso di una tale strutturazione portò nel 1916 alla rielaborazione dell'opera, resa indipendente (le musiche di scena confluirono nel 1918 ne Il borghese gentiluomo).

Ciclo straussiano a Venezia?

«Un'opera all'anno - spiega Viotti - diretta da me; alcuni titoli di Strauss si fanno pochissimo. Vorrei dirigerlo di più, anche se provengo da una tradizione latina, quando in genere si tende a chiamare direttori tedeschi. A 21 anni affrontai la sua musica per la prima volta da corista della Suisse-Romande, dove conobbi Sawallisch. Fu un maestro, fui suo assistente alla Scala quando fece l'Ariadne. Conosco bene la famiglia Strauss, alla prima di stasera ci saranno anche i due nipoti».

Che impostazione ha seguito?

«Arianna a Nasso è costituita da 2 blocchi, un prologo, quasi un recitativo, nel senso straussiano di konversation mit musik che prepara la seconda parte. Dentro la musica autoironia e citazioni, Mendelssohn, Mozart. Sto attento alla linea di canto sopra ai molteplici melismi e contrappunti orchestrali: il difficile è trovare equilibrio fra voce e questo tipo di orchestra, dove le linee di ogni strumento devono continuare l'una nell'altra, per creare travolgente bellezza timbrica. Il fraseggio deve assecondare la parola; un direttore non dovrebbe dirigere un'opera di cui non conosce la lingua».

L'orchestra?

«Quest'opera è un test, non ho regalato niente in prova, e sono molto fiero dei risultati di tutti».

Il concetto di contaminazione, presente anche in Strauss, è una soluzione per la musica del futuro?

«Vi sono elementi di cross-over in Part, Schnittke, Gubaidulina, Rihm. Ma la musica più estremista è ugualmente importante. Fra i concerti per l'inaugurazione della Fenice dirigerò brani contemporanei».

Non l'inaugurazione?

«Ho voluto Muti per l'occasione, il primo a invitare l'orchestra, alla Scala, dopo l'incendio. Per il futuro ho idee, ma lascio la parola al nuovo direttore artistico Segalini, i cui progetti vanno anche nella mia direzione».

Fra gli interpreti Elizabeth Whitehouse (Ariadne), Ian Storey (Bacchus), Sumi Jo (Zerbinetta), Ildiko Komlosi (Compositore), Peter Weber (Maestro di musica), regia di Paul Curran.

Repliche il 26, 28, 30 marzo, 2 e 5 aprile.