Amadeus
settembre 2006

LISBONA Il naso
Šostakovič
enfant terrible: il capolavoro dell'assurdo in musica

di Giovanni Carli Ballola

I1 teatro di Šostakovič non comprende che due titoli, di sostanziale diversità nell'approccio drammaturgico, ma di valore assolutamente eguale. Non aveva che 24 anni l’autore del Naso, tre atti liberamente tratti dal racconto di Gogol' integrato con altre fonti letterarie. Ma quale autorevolezza di linguaggio vi rivela questo enfant terrible alle prese con una storia fatta apposta per scandagliare le scaturigini di un lessico d'irrefrenabile originalità (il paragone con gli esordi rossiniani pare inevitabile) e scatenarlo in esiti di un'esemplarità impressionante. Proprio come nel Rossini delle farse veneziane, i tratti salienti della cifra stilistica del compositore maturo li trovi quasi al completo in questo capolavoro dell'assurdo in musica che il Sao Carlos di Lisbona , un teatro lirico che si sta collocando in prima fila tra i suoi simili europei, ha riproposto in un bellissimo spettacolo che auspichiamo varchi i confini portoghesi.

Le tristi vicende di Šostakovič alle prese col regime sovietico sono troppo note ed emblematiche di un artista condannato fin dai suoi esordi a essere a dio spiacente (leggi, Stalin e il suo famulus Zdanov che lo tacciarono di apostasia del realismo socialista) e "a' nemici sui" (leggi, i farisei delle avanguardie europee, cui non stava bene che il Nostro componesse sinfonie e quartetti con gli accidenti in chiave). Senza contare che la storia del naso perduto e ritrovato dal maggiore Platon Kuzmič Kovaliov, attraverso un turbine di casi grotteschi ma impeccabili in fatto di logica dell'assurdo, già di per sé rispolverava dagli armadi delle magnifiche sorti e progressive del Soviet supremo scheletri zaristi quali l'autoritarismo violento e ipocrita, il dogmatismo burocratico, la miseria inetta e servile delle classi subalterne. Un Gogol' ricucinato con le droghe di una veste sonora implacabile, fatta di ritmi elementari e ossessivi, di timbri puri inchiodati nel sistematico utilizzo delle note "cattive" (come vengono definite dai manuali di tecnica orchestrale) dei registri strumentali con effetti laceranti, di materiali tematici contorti come rami d'ulivo, ma plastici e incisivi.

Una partitura che nulla ha perduto della primigenia delirante violenza, la quale, vista anche in prospettiva con la produzione matura del compositore, rivela più che mai quel retrogusto amarissimo e desolato, quella negatività assoluta che, senza soverchiarlo, sostanziano di sé il riso beffardo della vicenda. Il non averla forzata mai, questa vicenda, cedendo a facili tentazioni di stampo ideologico e contestatario, è stato merito non piccolo del regista João Lourenço, talento non comune da tenere d'occhio, vivacemente coadiuvato da Jochen Finke per le scene e da Renée Hendrix per i figurini. Donato Renzetti ha dominato l'infernale partitura con 1'autorevolezza e la consapevolezza che gli riconosciamo; della trentina di nomi che formavano il cast. da ricordare almeno quelli di Andrew Schroeder, Mario Redondo, Anna Carnovali, Guy Flechter, Mario João Alves, Vladimir Matorin.

 

Quarta-feira, Julho 12, 2006
"O Nariz" de Chostakovitch

A época? Rússia de Nikolai I.
O tom? Satírico, irónico, corrosivo.
As melodias? Dissonâncias caóticas que nos transportam a outra dimensão da realidade (ou seria o absurdo da fantasia?).
Um cenário despretensioso, coreografias geniais, 25 cantores, 70 papéis e um S. Carlos acolhedor, com vestígios de outros tempos, de outras mentalidades, de outra cultura.
"O Nariz" pode ser o órgão principal de toda a trama, mas quem saiu satisfeito para o Chiado, naquela noite quente de Julho, foram os "olhos" e os "ouvidos" que há muito ansiavam por um bom espectáculo.