IL GAZZETTINO
Martedì, 21 febbraio 2006

Livermore mette in scena I quatro rusteghi
Omaggio al veneziano Wolf-Ferrari nel Carnevale della Fenice

Venezia. Il Carnevale al Gran Teatro La Fenice non poteva essere più veneziano di così. Un omaggio al "figlio" Ermanno Wolf-Ferrari giusto a cent'anni dalla prima rappresentazione a Monaco di Baviera (19 marzo 1906 all'Hoftheater) de "I quatro rusteghi " e un omaggio al grande Carlo Goldoni che la storia de "I rusteghi " aveva messo in scena nel 1760 e la cui prosa il librettista Giuseppe Pizzolato tradusse in versi rigorosamente in dialetto veneziano tranne che per la parte del conte Riccardo, unico "foresto" della commedia. Andati in scena per la prima volta a Venezia nel 1914 e riproposti con regolarità nel secondo dopoguerra (addirittura quasi a ogni stagione negli Anni 60-70), "I quatro rusteghi " tornano domani alle 19 alla Fenice (con diretta su Radio3) dopo 17 anni diretti da Tiziano Severini e per la regia di Davide Livermore.

Un'opera veneziana, ambientata a Carnevale, per il Carnevale veneziano. "Ma nel '700 Venezia era l'equivalente di Broadway oggi, era internazionale e multiculturale - avverte il regista Livermore, con un passato di cantante lirico alle spalle - È la città che ha insegnato la multicultura nel mondo e non a caso quest'opera fa impazzire gli spettatori tedeschi".

Come ha affrontato un testo del '700, musicato nel '900, da mettere in scena nel terzo millennio?

"La prima domanda che mi pongo di fronte a una partitura o a una storia è "che cosa dice oggi alla nostra società?" Ebbene, "I quattro rusteghi " non hanno da dire niente, assolutamente niente. Perchè i rapporti tra padre e figlia, tra uomo e donna, rappresentati oggi sono una bellissima fotografia della società di Goldoni che poteva valere sino agli Anni '60, ma oggi questa storia non dice niente".

E allora come si mette in scena una storia che non rappresenta la società attuale?

"Con un gioco bellissimo, ambientandola in una sorta di Querini Stampalia dove è in corso una mostra di ritratti e interni veneziani del Longhi che viene visitata da turisti giapponesi, una studentessa, la donna delle pulizie: quando il museo si chiude, ovvero all'inizio dell'opera, scopriamo che i ritratti si svuotano e che gli stessi personaggi dei ritratti sono i personaggi dell'opera. Facciamo un gioco fantasmatico, per non fare trasposizioni, lasciando la storia collocata nel passato e pensando i personaggi come figure bidimensionali che escono fuori grazie a dei giochi di computer e grafica molto belli".

L'allestimento è una coproduzione con il Teatro Massimo "Vincenzo Bellini" di Catania. Un maniera per risparmiare in un momento di crisi nera dove la lirica rischia la chiusura per fallimento?

"Il teatro è il posto dove il cittadino può riappropriarsi del proprio esistere. La crisi attuale non è altro che un'onda lunga di una classe politica, tanto di centrodestra che di centrosinistra, che ha scelto di non rendersi conto che l'opera lirica è il contributo più straordinario che l'Italia ha dato al mondo. Siamo completamente in controtendenza perchè nelle altre parti del mondo andare all'opera è un valore aggiunto per la società e la qualità delle vita della gente. Questo dal punto di vista morale, perchè di quello economico, dell'indotto creato dalla cultura direttamente e indirettamente, non si vuole nemmeno tenere conto".

Il cast vede, come detto, il maestro Tiziano Severini alla direzione dell'orchestra della Fenice, la regia di Davide Livermore, le scene di Santi Centineo, i costumi di Giusy Giustino. Tra gli interpreti Roberto Scandiuzzi è Lunardo (Giovanni Tarasconi nel secondo cast), Cinzia De Mola è Margarita (Marta Moretto), Roberta Canzian Luçieta (Sabrina Vianello), Dario Giorgelè Maurizio, Emanuele D'Aguanno Filipeto (Enrico Paro), Marta Franco Marina (Nadia Vezzù), Nicolò Ceriani Simon, Giovanni Tarasconi Cançian (Franco Boscolo). Si replica giovedì e venerdì alle 19, sabato e domenica alle 15.30.

Giuseppe Tedesco

Davide Livermore
Davide Livermore è nato a Torino, dove inizia gli studi di canto. Nel 1992 vince il Concorso As.Li.Co. per la vocalità monteverdiana ed inizia la carriera come cantante specializzato nella vocalità barocca. Recentemente ha cantato Orfeo all'inferno a Torino e prossimamente sarà a Livorno con La Vida Breve.

In anni più recenti ha iniziato una fortunata attività di regista d'opera, allestendo una produzione de La colomba ferita al Teatro San Carlo di Napoli in collaborazione con la Cappella della Pietà dei Turchini, e di Juditha triumphans e Arsilda, regina di Ponto al Festival di Barga. Sempre in collaborazione con la Cappella della Pietà dei Turchini, ha poi allestito Pulcinella vendicato al Teatro Bellini di Napoli. Ha poi curato la regia di due nuovi allestimenti, Cenerentola a Salerno e L'elisir d'amore a Bari.

Parallelamente all'attività concertistica, lavora anche come interprete e sceneggiatore per la RAI e la teleisione della Svizzera italiana. È stato autore ed interprete di due spettacoli sull'opera commissionati dal Teatro Regio di Torino per il "progetto scuole" ed ha inoltre partecipato come narratore in numerosi concerti, tra i quali Pierino il lupo diretto dal M° Inbal con l'Orchestra della RAI di Torino, e Lo scoiattolo in gamba con l'Orchestra Verdi a Milano.

 

IL GAZZETTINO
Mercoledì, 21 febbraio 2006

I computer vanno in tilt e la Fenice resta al buio
Blackout fa saltare la prova generale de "I quattro rusteghi". Teatro evacuato. A sera scoperta la causa: era una batteria-tampone

Un misterioso quanto improvviso blackout ha interessato ieri il super-tecnologico impianto luci della Fenice. La centralina di controllo, governata da un gruppo di computer, è andata in tilt spegnendo tutte le luci del teatro.

L'inconveniente è accaduto intorno alle 15 e 20 di ieri pomeriggio mentre stavano per essere aperti i portoni e consentire a 900 tra studenti e professori di scuole veneziane e della terraferma di assistere alla prove generale de "I quattro rusteghi " di Ermanno Wolf-Ferrari dei quali stasera alle 19 dovrebbe tenersi la prima.

All'inizio si pensava che il guasto avrebbe potuto essere riparato subito, tant'è che gli spettatori erano stati fatti attendere in Campo San Fantin e l'intero teatro era stato interamente evacuato del personale di servizio e degli orchestrali. Ma via via che i minuti passavano e le squadre di vigili del fuoco, degli elettricisti del teatro e i tecnici della ditta Gemmo, che ha in gestione tutti gli apparati, non riuscivano a capire cosa fosse successo e quindi non riuscivano a ripristinare l'avaria, la tensione cresceva.Campo San Fantin e le calli limitrofe sono diventate una bolgia impenetrabile con masse di ragazzini saltellanti e urlanti e gli insegnanti disorientati. Nel giro di mezz'ora, poi, le luci di emergenza che si erano automaticamente accese al momento del guasto, hanno esaurito alle batterie che le avevano alimentate, e si sono spente anch'esse. Il buio è diventato totale, la confusione pure.Nessuno sapeva - pubblico, orchestrali e personale - se le prove si sarebbero svolte, magari in ritardo, o meno. Nella sala quadri elettrici i tecnici controllavano e ricontrollavano, senza riuscire a venire a capo di nulla. Infine, alle 16 e 20 arrivava, insieme al soprintendente Giampaolo Vianello, la decisione: la prova veniva definitivamente cancellata. "Siamo anche noi vittime della tecnologia", ha detto Vianello. "Nel '77 New York è rimasta al buio per 25 ore, oggi è toccato alla Fenice. Ma stia sicuro, lavoreremo anche tutta la notte, se sarà necessario, ma domani (oggi per chi legge) alle 19 andrà su il sipario".

E così sarà, perchè ieri sera, intorno alle 21, gli ingegneri accorsi per capire cos'era successo, e riparare il guasto, hanno scoperto l'origine dell'inghippo, che risiderebbe nella batteria tampone che alimentava un computer: era guasta, non riusciva a tenere la carica e quindi acceso l'elaboratore. Un inconveniente che dovrebbe essere facilmente risolto in mattinata.

Non era così tranquillo ieri l'avv. Mario D'Elia, presente in Campo San Fantin: "Sarebbe questo il livello di sicurezza che è stato pensato per il nostro costosissimo, ricostruito teatro? E se in questi minuti fossero scoppiate delle fiamme? mancando la corrente, tutti gli apparati antincendio sarebbero rimasti immoti. È la prova che qualcosa non funziona, e La Fenice è ancora a rischio. Di chi è la responsabilità di tutto ciò?"

S.D.