IL GAZZETTINO
Giovedì, 11 Gennaio 2007

Domenica il melodramma eroico in due atti di Meyerbeer inaugura la stagione lirica 2007 del teatro veneziano
Il "Crociato" apre la Fenice

Venezia. La prima rappresentazione scenica in tempi moderni de "Il crociato in Egitto", melodramma eroico in due atti di Giacomo Meyerbeer su libretto di Gaetano Rossi, inaugurerà domenica la Stagione lirica 2007 del Teatro La Fenice, a Venezia. L'opera era stata programmata la scorsa stagione, ma fu posticipata al 2007 a causa dei tagli al Fondo Unico per lo Spettacolo.

"Il crociato in Egitto" andò in scena per la prima volta proprio al Teatro la Fenice nel 1824. L'allestimento (regia, scene e costumi) sarà firmato da Pier Luigi Pizzi; l'Orchestra e il Coro del Teatro La Fenice. Interpreti delle due compagnie saranno Patrizia Ciofi e Mariola Cantarero nel ruolo della principessa musulmana Palmide; Marco Vinco e Federico Sacchi in quello di suo padre, il sultano Aladino; Laura Polverelli e Tiziana Carraro in quello di Felicia, nobile cristiana; Fernando Portari e Ricardo Bernal in quello di Adriano di Monfort, gran maestro dell'Ordine dei cavalieri di Rodi; Iorio Zennaro in quello di Osmino e Silvia Pasini in quello di Alma.

Il ruolo di Armando d'Orville, il crociato - scritto a Venezia per il castrato Giovanni Battista Velluti ma dalla ripresa parigina del 1825 (quando fu cantato da Giuditta Pasta) riscritto per voce femminile "en travesti" - sarà in questa produzione sostenuto dai controtenori Michael Maniaci e Florin Cezar Ouatu, secondo la versione originale.

Il progetto de "Il Crociato in Egitto", compiuto con l'esperto librettista del teatro veneziano Gaetano Rossi, si fondava sulla falsariga di "Semiramide", il capolavoro di Rossini presentato alla Fenice l'anno precedente (nel febbraio 1823). L'operazione andò pienamente a segno: Il crociato in Egitto ottenne un clamoroso successo, foriero di numerose repliche e riprese fino agli anni sessanta dell'Ottocento. Decisivo per la carriera di Meyerbeer fu soprattutto l'allestimento del 1825 al Théâtre des Italiens di Parigi, avvenuto grazie all'intercessione di Gioachino Rossini, che gli avrebbe aperto la strada verso la conquista dell'ambita capitale francese.

 

Parterre da grandi occasioni per la prima del Crociato

Venezia. Doveva esserci anche il presidente della Repubblica, ma Giorgio Napolitano, grande melomane, alla fine ha declinato l'invito: a Venezia arriverà più avanti, probabilmente il prossimo marzo. Non mancheranno, invece, i ministri: per la prima della stagione lirica del Gran Teatro La Fenice, domenica sera ne sono attesi almeno due: ci saranno sicuramente il ministro ai Beni culturali Francesco Rutelli e il ministro al Lavoro Cesare Damiano (che in laguna tiene casa e che sul palco reale è salito già lo scorso 1. gennaio per il Concerto di Capodanno), ma potrebbero arrivare anche il ministro agli Affari regionali Linda Lanzillotta e il ministro alle Riforme istituzionali Vannino Chiti. L'appuntamento, del resto, non è di poco conto: domenica, alle 19, la Fenice non solo inaugurerà la nuova stagione lirica, ma riproporrà anche l'opera di Giacomo Meyerbeer "Il Crociato d'Egitto", un melodramma eroico che fu rappresentato per la prima volta proprio nel teatro veneziano il 7 marzo 1824 e poi mai più.

Quella di domenica, dunque, sarà anche la prima rappresentazione in tempi moderni dell'opera del celebre compositore tedesco. Un'opera, tra l'altro, abbastanza imponente, e non solo per la durata (quattro ore, domenica inizio alle 19): la Fenice l'aveva prevista in cartellone già lo scorso anno, ma, stante i tagli al Fus (il Fondo unico per lo spettacolo), aveva dovuto cancellare la rappresentazione. È per questo che buona parte delle poltroncine è andata ai vecchi abbonati (i nuovi dovranno attendere le repliche in programma il 14, 16, 17, 18, 19, 20 e 21 gennaio), mentre i rimanenti biglietti sono andati esauriti da tempo.

Oltre ai ministri, domenica la Fenice avrà un signor parterre: ci saranno il sindaco e presidente della Fondazione Fenice Massimo Cacciari, il presidente delle Generali Antoine Bernheim, il presidente dell'Ania Fabio Cerchiai, la presidente degli Amici della Fenice Barbara Valmarana, i Coin, Luigino e Roberta Rossi, René Fernando Caovilla, Barbara Berlingeri. E William "Bill" Weidner, l'imprenditore americano che al teatro veneziano ha donato un milione e mezzo di dollari ed è entrato nel consiglio di amministrazione della Fenice. Al termine dell'opera, per cinquanta selezionati invitati, il buffet nella Sala Apollinea Grande. Gli altri dovranno cercare un ristorante aperto... (al.va.)

 

IL GAZZETTINO
Mercoledì, 17 Gennaio 2007

LIRICA
"Il Crociato in Egitto": confronto sull'opera al Teatro la Fenice

VENEZIA. Sale Apollinee gremite ieri al Teatro La Fenice per la tavola rotonda sul tema "Meyerbeer e Il Crociato in Egitto tra opera seria e grand-opera". A discutere con il moderatore Michele Girardi sulle singolari particolarità dell'opera di questo musicista tedesco assai amato nell'Ottocento, erano i docenti di storia della musica Alessandro Roccatagliati dell'Università di Ferrara, Anna Tedesco dell'Università di Palermo, Claudio Toscani delll'Università di Milano statale e Anselm Gerhard dell' Istituto di musicologia di Berna.

"Ripensando a Meyerbeer e all'immensa popolarità che le sue partiture ebbero nel corso di tutto l'Ottocento - ha sottollineato Girardi - pare impossibile che oggi sia così difficile assistere alla ripresa di uno di quei titoli così applauditi in tutto il mondo. E viene spontaneo chiedersi perchè "Il Crociato in Egitto" sia uscita dal repertorio, tante sono le novità che propone; si pensi al finale primo che offre una combinazione senza alcun precedente di ben due bande in scena a rappresentare musicalmente lo scontro in atto tra i cavalieri di Rodi e gli Egiziani".

L'inusuale gran dispiego di forze orchestrali e corali è stato sottolinato anche da Anna Tedesco che ha ricordato come questa sia anche la prima opera di Meyerbeer ad incentrarsi su un conflitto interreligioso, un tema sempre presente nei suoi grands-opéras, e con la novità di una pantomima nell'introduzione. Morelli ha elogiato il coraggio della scelta di Fondazione e Teatro La Fenice di inaugurare la nuova stagione teatrale con "un esperimento": "L'opera "metastasiana" - ha spiegato - costituisce un problema critico e storico. Presenta poi l'interessante tradimento di alcune convenzioni che verranno nella seconda metà dell'Ottocento. E' quasi un atto di restaurazione eccessiva".

A Toscani e Roccatagliati è toccato il compito di evidenziare le particolarità dei personaggi e del libretto, quali il ruolo del protagonista affidato all'epoca all'ultimo dei castrati ed ora ad una donna con voce soprano e quello della protagonista femminile ad un contralto.

d.gh.

 

il giornale della musica 01/07

Alla Fenice va in scena Il crociato

E venne finalmente l’ora del Crociato. Sarà infatti la prima rappresentazione scenica in tempi moderni de Il crociato in Egitto di Giacomo Meyerbeer, programmata nella scorsa stagione ma posticipata a causa dei tagli al Fondo Unico per lo Spettacolo, a inaugurare domenica 14 gennaio la Stagione lirica del Teatro La Fenice, lo stesso teatro che la vide debuttare nel lontano 1824.

L’allestimento sarà firmato da Pier Luigi Pizzi, mentre l’Orchestra e il Coro del Teatro saranno diretti dal maestro francese Emmanuel Villaume, che abbiamo raggiunto per saperne come si è accostato alla partitura del Crociato in Egitto: "Si tratta di una partitura assolutamente unica, il cui aspetto monumentale è molto interessante per un direttore d’orchestra. L’orchestrazione è ricca e spesso innovativa per l’epoca: lo sviluppo dei grandi momenti d’insieme si rivela particolarmente eccitante grazie alla mescolanza spettacolare di drammaticità e musicalità. Ma, ancora di più, sono la sensibilità e la poesia così particolari dell’opera a colpirmi, dalle pagine grandiose fino ai momenti più semplici e disadorni".

Vengono spesso sottolineati i rapporti tra Meyerbeer e Rossini.

"Meyerbeer si è rivelato a se stesso proprio nel confronto con l’opera italiana, in particolare con Rossini. Si è recato nella penisola a cercare l’arte di servire le voci e, di rimando, di servirsene, al fine di ottenere una maggiore efficacia musicale nell’intera opera. Rossini, da questo punto di vista, è stato un maestro e un modello ideale che il compositore tedesco ha perfettamente compreso. In Meyerbeer è ancora più evidente un senso dell’innovazione, del porre in causa la forma e gli equilibri compiendo scelte sostenute da contrasti e dismisure che vanno oltre Rossini".

Come avete lavorato con il regista Pizzi?

"Penso che Pier Luigi Pizzi ami i direttori che comprendono il teatro ed è artista di grande cultura e notevole finezza. Da quando abbiamo iniziato a dedicarci insieme a questo progetto, abbiamo condiviso una visione comune sulla grandezza e la bellezza della partitura, al di là dei suoi fuochi d’artificio vocali".

e.b.