La Repubblica
12 aprile 2007

Domani debutta "Elegy for Young Lovers" opera del grande compositore tedesco Hans Werner Henze

San Carlo: Omaggio a un capolavoro
Un´adolescenza vissuta tra Bielefeld e Brunswick negli anni del Terzo Reich, un padre oppressivo fanatico del nuovo regime, un´omosessualità pronta a scontrarsi con una società rigida e intollerante

di LAURA VALENTE

Napoli - Come nell´altro grande libretto d´opera di Auden, la stravinskijana "Carriera di un libertino", anche sulla narrazione di "Elegy for Young Lovers" aleggia, incombe, una "morale". E con uguale dinamica teatrale, dall´ironia velenosa ai toni pensosi, la divertita presa in giro del "vate" si volge in satira, poi in tragedia. Sotto accusa sono le pretese della grande arte, che si nutre di vita, cannibalizzandola; e che, con la sua voracità, la sua cinica fame di storie di cui si alimenta e mai si sazia, mostra tutta la sua pochezza e miseria di fronte alla vissuta pienezza dei sentimenti. Ecco la sostanza concettuale e morale attorno a cui ruota questo capolavoro di Hans Werner Henze, a cui il teatro San Carlo rende omaggio sfoggiando una fortunata coproduzione con il teatro delle Muse di Ancona (che ha messo in scena l´allestimento con successo nel dicembre del 2005). L´opera in tre atti (revisione del 1987) del compositore tedesco debutta domani (ore 20.30, repliche il 15, 17,19 e 21). Protagonisti in scena: Andrea Schmidt, Alfred Muff, John Bellemer, Ruth Rosique, Elisabeth Laurence, Isolde Siebert e Matteo Carlomagno. Sul podio Jonathan Webb, regia scene e costumi di Pier Luigi Pizzi.

Henze ha da poco compiuto ottant´anni, ed è giusto che un teatro internazionale come il nostro festeggi con una settimana di eventi – oltre alle recite di Elegy sono previste tavole rotonde in collaborazione con il Goethe, Federico II e Orientale (da domani al 18) e un concerto sinfonico (il 14 e 16, in programma Musen Siziliens, lavoro anch´esso mai eseguito al San Carlo) - un artista dalla straordinaria storia personale. Un´adolescenza vissuta tra Bielefeld e Brunswick negli anni del Terzo Reich, un padre oppressivo fanatico del nuovo regime, un´omosessualità pronta a scontrarsi con una società rigida, intollerante. E poi l´esperienza come soldato della Wermacht, prima di stanza a Magdeburgo alle prese con le trasmissioni radiofoniche, ma anche al fronte. Henze, compositore della risma di Beethoven e Wagner, ha avuto con la cultura tedesca un rapporto controverso. Di attrazione e repulsione. Un´identità sempre cercata ma mai pienamente condivisa. Da integrare con altre "patrie": quella anglosassone (fu prigioniero di guerra in Inghilterra e lì incontrò "tutto quello che il nazismo odiava e perseguitava") e l´altra mediterranea, italiana.

È tra Napoli e Ischia che Henze decide di trasferirsi negli anni Cinquanta. Frequenta Visconti, William e Susana Walton, Elsa Morante, Nono e Stravinskij, Francesco D´Avalos e la regina Maria Josè di Savoia, Wystan Auden e, soprattutto, Ingeborg Bachann, poetessa amatissima ("tanto penso a te, spessissimo quando i miei demoni mi chiamano e vorrei una mano…" , scrive nel 1955). "Sarà bello abitare a Napoli… qui è tutto Greco, elegante… mi sono informato che, se prendiamo un abbonamento al San Carlo, tu hai bisogno di almeno cinque abiti da sera!", le scrive. "Mi è molto chiaro che l´amicizia con te è la più importante relazione umana che hoe in te crederò fino alla fine della mia vita. E sempre dove e quando le nostre strade si incontreranno sarà una festa …", gli fa eco lei (la lettera è del 4 ottobre 1956). Ancora oggi, nella sua casa romana, campeggia un bellissimo ritratto della scrittrice: "E´ difficile descrivere cosa abbia significato e rappresenta per me Ingeborg Bachmann- racconta Henze- si tratta di un´immagine che ogni giorno cambia. E´ un crescendo, i pensieri, i ricordi diventano sempre più grandi e importanti". Pensieri che accompagnano la parabola compositiva di Henze.

Sulla scìa del Sessantotto, il suo "impegno" musicale tracima a volte in militanza. È la fase più didascalicamente politica, culminata però con quel "Cimarron" (1969-70) che diventerà una delle sue composizioni più eseguite. Negli anni Settanta fonda il Cantiere Internazionale d´arte di Montepulciano (dal 1976), luogo amato dove fa debuttare il suo "Pollicino" (1980).

Mentre nell´ultima sinfonia, la Nona per coro e orchestra (1997), ha denunciato i momenti più oscuri della storia tedesca, "Elegy for young lovers" è una "fabula" che vede Gregor Mittenhofer, emblema del grande poeta decadente, cercare ispirazione prima dalle patetiche visioni e allucinazioni di una donna (la poverina è convinta di ritrovare il marito morto anni prima, recandosi nella località di montagna dove accadde la disgrazia) poi dalle disavventure di una giovane coppia che lui stesso spinge nelle medesime, pericolose, alture (e lei, la fresca e ingenua Elisabeth, è la sua ex-amante, addirittura!). Così racconta lo stupefacente libretto di Auden-Kallman, un marchingegno operistico da manuale, che la musica di Henze segue alla perfezione, con una sapienza linguistica e una profondità di scavo che abita tra Stravinskij e Britten. E vi sta a suo agio, senza sfigurare.

 

IL DENARO
13.4.2007

Il Cartellone
Stasera la prima dell’opera "Elegy for young lovers"

di Antonello Santini

Da stasera è in scena, al Teatro di San Carlo di Napoli, "Elegy for Young Lovers", opera in tre atti di Hans Werner Henze, considerato tra i più autorevoli musicisti del Novecento. Lo spettacolo, che sarà in scena fino a sabato 21 aprile per cinque rappresentazioni, si annuncia come un importante evento culturale. Alla prima è attesa la presenza dell’autore, che visse anche a Napoli, e, proprio sugli anni che Henze trascorse a Napoli, nella sua casa di Monte di Dio, sono stati centrati gli appuntamenti e i dibattiti organizzati dal Goethe-Institut di Napoli, dall’Università Federico II e dal Teatro di San Carlo. Il primo si è svolto il 12 Aprile presso la sede napoletana del Goethe Institut, ed ha avuto come titolo "Wystan Hugh Auden e Chester Kallmann. Un libretto per Henze", il secondo, il 17 aprile presso la stessa sede, ha il titolo "Partitura di un’amicizia.

Sull’epistolario Ingeborg Bachmann-Hans Werner Henze" e, infine, mercoledì 18 Aprile, l’appuntamento conclusivo, presso il Foyer del Teatro di San Carlo, che ha avuto come tema "Hans Werner Henze e il libretto d’autore". Un omaggio non solo a uno dei maggiori compositori del Novecento, ma anche ad Auden, a un secolo dalla nascita, ed un periodo storico felice nel quale le atmosfere del Sud attraevano l’ispirazione di poeti, musicisti e intellettuali da tutto il mondo, come avveniva nel Settecento. L’opera viene proposta con la regia, le scene e i costumi firmati da Pier Luigi Pizzi, e la direzione dell’orchestra del Lirico napoletano affidata al maestro Jonathan Webb. Va ricordato che "Elegia per giovani amanti", co-prodotto dalla Fondazione Teatro di San Carlo di Napoli e dalla Fondazione Teatro delle Muse di Ancona e che ha debuttato nell'allestimento di Pier Luigi Pizzi ad Ancona nell’ambito della Stagione lirica 2005-2006, ha ricevuto il prestigioso Premio Abbiati, riconoscimento di maggior rilievo nel campo dell'opera lirica italiana, come premio speciale della critica. "Un’opera bellissima, ma anche difficile — commenta il maestro Jonathan Webb che dirigerà l’Orchestra — sono per così dire al mio primo incontro con quest’opera, che dirigo per la prima volta, mentre la compagnia di canto ha già avuto modo di interpretarla; mi ha affascinato molto nella preparazione il lavoro che ho dovuto fare con i professori d’orchestra, un lavoro simile a quello che si fa con i solisti. Il testo è magnifico, e non soltanto la storia, ma la musica che dialoga con il testo.

Si tratta di un pezzo teatrale di valore assoluto, io ho provato a dare una linea lirica, nella quale comunque non sarà possibile riconoscere la lirica abituale, cioè l’opera lirica come siamo abituati a pensare. Si tratta di un testo difficile e che richiede una padronanza assoluta della voce, con numerose difficoltà ritmiche".

Composta dal musicista tedesco ad Ischia verso la fine degli anni Cinquanta e rappresentata al Festival di Schwetzingen nel 1961, l’opera si avvale del magnifico soggetto di Wystan Hugh Auden e Chester Kallmann (la coppia di autori di The Rake’s Progress di Stravinskij), ed è quasi un romanzo psicologico articolato in brevi scene nelle quali i sei personaggi acquistano rilievo all’interno di un’atmosfera cinica, soffocante e visionaria; i tre atti si svolgono infatti nel chiuso di un unico ambiente, secondo le precise didascalie del libretto.

Dopo il debutto è stata messa in scena in Italia soltanto quattro volte, a Roma nel 1961, e quindi a Torino nel 1978 e a Venezia nel 1988, oltre alla citata e più recente rappresentazione di Ancona.

In un albergo di montagna una piccola corte di personaggi ruota intorno al grande poeta Mittenhofer, che domina e manovra tutti con la sua superiorità intellettuale e con il suo egoismo: alimentando la sua poesia con l'osservazione delle debolezze degli altri, non riuscendo a sopportare l’amore sbocciato tra due ragazzi e timoroso di venire abbandonato, li spinge a una fatale escursione durante una tormenta, causandone la morte. Emerge la figura di un seduttore spietato che trae ispirazione dalla condizione degli altri nel tentativo di dominarne la realtà, e nella quale la sala dell’albergo dove la vicenda si svolge diventa quasi metafora della condizione umana.

 

IL MATTINO
14/04/2007

Una lettera del compositore agli amici del San Carlo
Forfeit di Henze, l’"Elegia" debutta senza il suo autore

Alla fine non ce l’ha fatta. Hanz Werner Henze ha dato forfeit, vuoto il posto riservato per lui nel palco del sovrintendente Lanza Tomasi alla "prima" di "Elegia per giovani amanti", la sua opera scritta tra il ’59 e il ’61 tra Ischia e Berlino, inedita per Napoli, andata in scena ieri sera al San Carlo nell’allestimento firmato da Pier Luigi Pizzi. Delusi i suoi amici più cari, che speravano di incontrare il maestro ottantenne, da tempo molto malato e chiuso nella sua casa italiana di Marino, sui Colli romani. E un po’ di proteste in teatro, dove una parte degli orchestrali impegnati nell’esecuzione dell’opera - in gran parte fiati e percussioni - hanno chiesto all’ultimo momento di non eseguire i tre atti senza interruzioni. Troppe, per loro, due ore e venti minuti di musica, ritenute invece una scelta artistica e strategica dal teatro sulla scorta dell’esecuzione dell’opera avvenuta lo scorso anno al Delle Muse di Ancona, dov’è andato in scena lo stesso allestimento "minimalista" firmato da Pizzi. Dopo una serie di incontri e mediazioni, è stato deciso di mandare in scena lo spettacolo diviso in tre atti con due intervalli.

Ma prima è stato letto il messaggio di Henze: "Carissimi amici, è da mesi che con ansia e orgoglio penso alla serata. Avrei tanto amato esserci anch’io, in mezzo a tanti amici vecchi e nuovi. Ma il mio stato di salute, già tanto fiacco e da bisnonni, è peggiorato ieri in maniera tale che mi impedisce di intraprendere viaggi, sia pure in una occasione così lusinghiera come una première in un grande teatro come il San Carlo. Vi penso da lontano, triste, ma con gratitudine e con grande affetto".

Oggi è in programma un altro omaggio al compositore tedesco. Protagonista della serata sarà il coro del San Carlo diretto dal maestro Marco Ozbic. Di Henze si ascolterà "Musen Siziliens" (Le muse di Sicilia), una partitura scritta a Berlino, ma nella quale si respira già molto l’aria italiana. Di essa, infatti, Henze scrisse: "Credo di poter dire che in questa musica, come nelle Laudes e nelle mia Quinta Sinfonia e nelle composizioni vocali e strumentali dell’anno 1963, il mondo di Roma, e in particolare dei Castelli Romani, la mia dimora di elezione, diventa udibile, per non dire visibile".

 

IL CORRIERE DEL MEZZOGIORNO
15/04/2007

Pizzi: la mia opera massacrata
Il regista di "Elegy" contesta i due intervalli e scrive a Lanza Tomasi

Il regista di "Elegy for young lovers ", Pier Luigi Pizzi, non ha assistito alla prima dell’opera in scena al San Carlo di Napoli, perchè il suo lavoro è stato, a suo dire, "massacrato" dalla decisione di dividere la rappresentazione in tre atti.

In una lettera indirizzata al sovrintendente del Massimo napoletano, Gioacchino Lanza Tomasi, il regista, scenografo e costumista dell’opera di Hans Werner Henze, che è andata in scena al San Carlo con due intervalli, per una protesta sindacale, ha scritto: "Un successo che poteva essere pieno, totale, lo è stato solo a metà, perchè ha fatalmente patito della progressiva e prevista diserzione del pubblico. Chi ci ha rimesso, ed è un peccato, è stata soprattutto l’opera. Ma a chi ha provocato l’incidente questo non importava". Sulla decisione, definita "vile", Pizzi commenta: "Non mi sono state fornite spiegazioni convincenti. È un disonore per un teatro glorioso come il San Carlo. Una decisione che disprezza la dignità degli artisti, che non rende giustizia all’ingegno dei lavoratori onesti. Vergogniamoci: l’arte e la cultura vengono ancora una volta umiliate dall’arroganza dei cattivi politici".

Secondo il regista la prova generale di "Elegy for young lovers " si è svolta in un clima assolutamente sereno: "La fine dell’opera è stata salutata da un applauso convinto, nessuna perplessità è stata espressa. Poi, improvvisamente, al momento di partire per Napoli, una telefonata del direttore artistico, Alessio Vlad, mi ha gelato, annunciandomi la decisione di eseguire l’opera con due intervalli. Naturalmente ho annullato il viaggio per non mortificarmi davanti al mio lavoro così brutalmente massacrato".

La decisione di eseguire "Elegy for young lovers" senza pause, si apprende, era maturata durante le prove al teatro delle Muse di Ancona: "Ne parlai a Vlad che la condivise subito - scrive Pizzi -. Mi ero convinto che questa musica e questo testo, così difficili da penetrare, perchè densi di grandi valori poetici, non potessero essere interrotti per non perdere mai la concentrazione necessaria a coglierne la profondità, a capirne ogni significato. Il pubblico anconetano ci confermò con uno strepitoso successo, che la nostra scelta era giusta, tu Gioacchino - rivolgendosi al sovrintendente Lanza Tommasi - nell’invitarci al San Carlo, ci assicurasti di volerlo eseguire nello stesso modo: è bastato un sussurro per mandare tutto all’aria", conclude la lettera di Pizzi.