Amadeus
21 dicembre 2006

Giorgio Barberio Corsetti intervistato da Amadeus parla del suo nuovo allestimento
La Pietra di Paragone con una regia a quattro mani è immersa in una realtà virtuale

di Franco Soda

Giorgio Barberio Corsetti

La nuova stagione del Teatro Regio di Parma ha aperto con il capolavoro comico di Gioacchino Rossini La Pietra del Paragone, in scena dal 13 al 22 dicembre. Nuovo allestimento che ha visto sul podio il direttore francese in ascesa Jean-Christophe Spinosi, alla guida di un cast di belle voci. La regia è affidata ad un duo singolare: Giorgio Barberio Corsetti, che si afferma sempre più come uno dei registi del teatro d'autore in Italia, e il video-maker francese Pierrick Sorin. Mise en scène molto contemporanea: abbonda l'impiego della tecnica video digitale per la creazione di una realtà virtuale in scena. In particolare, è stata impiegata la tecnica del colour key che permette attraverso l'uso selettivo del colore di combinare le immagini video dei cantanti con le scenografie, anch'esse virtuali, generate dalle riprese dei modelli delle scene stesse. Tecnica, che permette la creazione di una realtà immaginata. Risultato: la proiezione su sei video giganti della rappresentazione messa in scena virtualmente alle spalle dei cantantiÛ sulla scena! Anche se la tecnologia non è nuova, l'effetto è dirompente: ogni singolo, seppur minimo cambio di scena, è rappresentato; il regista si permette ambientazioni a dir poco bizzarre (all'interno di un acquario, per es.). Inoltre, si ha un vantaggio da non trascurare: il fatto che i cantanti vengano proiettati in dimensioni mega, si ha modo di leggere perfettamente sulle loro labbra l'articolazione di ogni parola, con un inedito vantaggio di comprensione. Assolutamente inutili i sottotitoli, seppur presenti! La regia privilegia il coté comico dell'opera e riesce appieno nell'intento: la tecnologia virtuale è di grande aiuto nell'esaltare l'improbabile e l'assurdo di tante situazioni da cui scaturisce il buffo. Bisogna dar merito ai cantanti delle loro indubbie capacità attoriali: quando sono sotto la lente dei video, ogni singolo movimento assume importanza, e loro sono attori perfetti! Ambientazione tutta anni '60 dai gran bei costumi alle luci, dalle architetture alle acconciature. Intelligente coproduzione con il Théâtre du Châtelet di Parigi, dove sarà in scena a partire dal 18 gennaio 2007: messa in scena che va molto incontro con quello che si vede a Parigi: successo assicurato. Per altro, Spinosi dirigerà il suo complesso di strumenti antichi: Ensemble Matheus.

Giorgio Barberio Corsetti illustra la sua regia:

La Pietra del paragone è un'opera dall'intreccio borghese?

E' una commedia! Di borghese ha l'ambientazione. E' un'opera buffa, che è un po' più di una commedia borghese.

Il travestimento è un po' un vaudeville alla Feydeau ante litteram?

Io penso che il meccanismo sia un meccanismo piuttosto classico, perché da quando esiste la commedia esiste il travestimento, la dissimulazione. Per esempio, il travestimento di uomo in donna e viceversa, i gemelliÛ sono meccanismi che c'erano anche nella commedia classica, che in questo caso vengono anche utilizzati in funzione di una struttura che ha molto a che fare con il divertimento. E, nello stesso, tempo i personaggi sono molto ben delineati a partire dal carattere del Conte, che è un uomo molto ironico, intelligente e totalmente indeciso. Non sa decidersi a sposarsi. E' totalmente attratto da Clarice ma, allo stesso tempo, non riesce a decidersi. Dall'altra parte Clarice, che non è assolutamente una giovane ingenua ma una donna che è già stata sposata e estremamente intelligente, duella con il Conte. E poi, da lì i caratteri invece della Baronessa, di Donna Fulvia e poi di Pacuvio e Macrobio, sono dei caratteri e più propriamente comici e anche abbastanza ben scritti e divertenti. Con questo poetastro e critico musicale pasticcione e corrotto, diciamo. Sicuramente Rossini si è divertito a prendere in giro dei tipi della sua epoca. Siccome, però, l'umanità non cambia, questi caratteri li capiamo molto bene anche adesso.

Com'è stato il suo primo incontro in veste di regista con la musica di Rossini?

E' una musica estremamente teatrale che suggerisce giù da sé l'azione. I cantanti stessi – un cast veramente straordinario! – non riescono aÛ non recitare! Viene proprio spontaneo mettersi a recitare su una musica del genere. E' estremamente teatrale e talmente dinamica che le scene si fanno da sole, c'è l'elemento della ripetizione, che in Rossini è molto forte, che però in qualche modo corrisponde sempre a un'accelerazione, a un cambiamento di ritmo, per cui poi teatralmente funziona. Anche se la ripetizione è quando di meno teatrale ci sia

Perché la scelta di una regia a quattro mani con Pierrick Sorin molto tecnologica, interamente basata sull'impiego dei video?

Intanto, faceva parte della proposta iniziale del Théâtre du Châtelet. Poi, ho incontrato Sorin, di cui già conoscevo il lavoro, e ci siamo resi conto insieme che un certo impianto scenografico basato sulla virtualità corrispondeva molto bene al racconto del libretto e alla qualità dell'opera. Tutto accade in una villa, in cui queste persone ricche e i loro parassiti passano le giornate senza aver altro da fare che pensare ai loro amori e alle proprie indecisioni come dicevo prima. Tutto questo è sospeso in un nulla blu. E questo nulla blu è il blu che noi usiamo sulla scena per permettere poi alle telecamere di mettere i cantanti nell'immagine su dei modellini che sono le scenografie. Vale a dire che in scena non c'è niente di reale: tutto è virtuale e artificiale. Un po' come il mondo in cui avviene tutta la storia.

Se non sbaglio, la regia d'opera assume sempre un ruolo più importante nel suo lavoro

Diciamo che il mio lavoro di regista si divide tra il teatro e l'opera con un forte, forte interesse per tutto ciò che è teatro musicale, quindi la costruzione d'immagini sulla musica. Sopratutto perché poi la grande utopia di un regista d'opera non è mettere in scena il libretto ma riuscire, in qualche modo, a mettere in scena la musica. e quindi, ogni volta, è una sfida differente a seconda della musica che mi trovo davanti.

C'è già una prossima volta?

Per il momento, la prossima è La Pietra del Paragone a Parigi, dal 18 al 28 gennaio 2007, al Théâtre du Châtelet di Parigi.

Per chi non sia andato a Parma, c'è tutto il tempo di recuperare a Parigi, anche se con cast lievemente differente. Del resto, la Ville lumière è luogo, dove ritornare, è sempre un gran piacere e gli appuntamenti musicali da abbinare non mancano: all'Opéra Bastille, Don Giovanni di W.A. Mozart nella regia di Michael Haneke e diretto da Edward Gardner oppure Le Contes d'Hoffmann di J. Offenbach nella regia di Robert Carsen e la direzione di Marc Piollet; all'Opéra Garnier, Le Journal d'un disparu di L. Janacek e Le Château de Barbe.Bleue di B, Bartok entrambi nella regia di Alec Ollé e Carlos Padrissa e diretti da Gustav Kuhn. Per non guardare che alla programmazione di due dei più importanti teatri d'opera, altrimenti l'offerta sarebbe da capogiro.

 

Note d’intention de Jean-Christophe Spinosi

La philosophie, que je partage avec l'Ensemble Matheus, selon laquelle la musique peut se faire de nombreuses manières, s'inscrit parfaitement dans la volonté de Jean-Luc Choplin de construire une relation particulière avec le public.

Lorsqu'il m'a fait part de son désir de collaborer avec moi, nous nous sommes immédiatement accordés autour du répertoire de Rossini. Quant à l'œuvre, c'est extraordinaire de pouvoir faire découvrir au public parisien La pietra del paragone : un authentique chef d'œuvre, qui n'a pourtant jamais été donné à Paris. Il y a là quelque chose de nouveau ; en restant tout de même dans une belle tradition.

Ce paradoxe, du nouveau dans l'ancien, de la modernité dans le classique, reflète bien la philosophie donnée à cette première saison, une saison pleine d'enthousiasme et, pour ce qui me concerne plus directement, la grâce de Rossini, cette musique magnifique et, en même temps humoristique et truculente.

Avec l'ensemble Mathéus, nous interprèterons l'œuvre sur instruments anciens (de l'époque de Rossini), dans cette lecture particulière du début du XIXè siècle. Cette connivence entre nous, cette chaleur est capitale pour la musique très méditerranéenne, très ensoleillée de Rossini. C'est un peu comme une recette de cuisine, dans le bon sens du terme, trouver les bons ingrédients, la meilleure combinaison possible pour exalter les arômes, trouver une ambiance aussi, qui soit à la fois festive mais pas grotesque, emportée mais pas vulgaire, et trouver les bons équilibres, à la fois calculés et ressentis.

Et c'est une très grande joie pour moi de monter ce projet avec mon ensemble parce qu'il s'y trouve une démarche commune, une proximité des personnes, un amour qui se dégage de tout cela.

Jean-Christophe Spinosi