Il giornale della musica
22 luglio 2008

Rossini in Wildbad
I VENT'ANNI DEL FESTIVAL ROSSINIANO DI BAD WILDBAD

Festeggia vent'anni il festival rossiniano di Bad Wildbad, osservatorio per giovani talenti del belcanto. Accanto ai rossiniani "Otello" e "Italiana", la riesumazione del "Don Giovanni" di Pacini e la prima esecuzione assoluta di "Kolonos"di Wolfgang Rihm a confronto col rossiniano "Edipo a Colono" nel concerto del ventennale. Peccato per i dilettanteschi allestimenti, tradizionale punto debole di un festival che potrebbe a buon titolo ambire ad occupare un posto di punta fra i più illustri festival europei.

Un lento accordo di archi punteggiato dagli interventi dei fiati evoca lontane reminescenze per il monologo interiore recitato da una voce senza tempo di controtenore (il bravo Mathias Rexroth). È "Kolonos" composto da Wolfgang Rihm su due frammenti di Sofocle secondo Hölderlin ed eseguito nel concerto del giubileo della ventesima edizione del festival Rossini in Wildbad, che si è chiuso così sotto il segno del contemporaneo. Un concerto aperto dalle rossiniane musiche di scena per l'"Edipo a Colono" in una riuscita interpretazione di Lorenzo Regazzo con il solido Coro Filarmonico di Cluj e i brillanti Virtuosi Brunensis diretti da Antonino Fogliani. Più in linea con la tradizione, l'edizione 2008 proponeva una riscoperta del melodramma di primo ottocento: "Il convitato di pietra" di Giovanni Pacini. Composta nel 1832 per una rappresentazione in famiglia, l'operina tornava sulla scena del minuscolo Kurtheater grazie ad un lavoro durato quasi 10 anni di ricostruzione e revisione critica a cura di Jeremy Commons e Daniele Ferrari. Basata sul testo di Da Ponte per Mozart, per la musica Pacini sceglie un colore decisamente italiano e racconta la vicenda del seduttore (qui tenore, in ossequio ai tempi) attraverso convenzionali ma accattivanti cabalette, romanze, arie di bravura ed un paio di articolati concertati dal sapore donizettiano. Lo stesso Ferrari dirigeva la Kammerorchester di Pforzheim con grande cura per i dettagli strumentali e molto attento all'equilibrio con le voci di una ben assortita compagnia di canto. Leonardo Cortellazzi era il sicuro protagonista, ben spalleggiato da Giulio Mastrototaro come Ficcanaso, buffo di elegante linea vocale e apprezzable misura. Fra gli altri, si distingueva Ugo Guagliardo un giovane basso di coloratura. Il modesto allestimento di Anke Rauthmann non rendeva completamente giustizia all'opera con un imperdonabile finale giocato sul tono farsesco. Una buona parte del cast dell'opera di Pacini si ritrovava nell'"Otello" rossiniano, focosamente diretto da Antonino Fogliani di nuovo alla guida dei Virtuosi Brunensis. Ottimo il terzetto dei protagonisti: il sicuro Otello di Michael Spyres, vibrato eccessivo e qualche acuto non immacolato a parte, autentico tenore baritonale di notevole omogeneità timbrica; l'intensa Desdemona di Jessica Pratt, soprano lirico con ottime risorse tecniche; e lo svettante Rodrigo di Filippo Adami sopravissuto con onore alle terribili asperità del ruolo. Ambientato in una Venezia dai colori essenziali alla Vedova, lo spettacolo di Annette Hornbacher non brillava per inventiva o originalità ma evitava cadute di gusto. Gusto di cui era privo lo scombinato ed irritante spettacolo firmato da Thorsten Kreissig per "L'Italiana in Algeri". Prodotto dall'Accademia Belcanto diretta dall'esperto rossinano Raul Giménez, questa "Italiana" poteva contare sulla direzione precisa e briosa dal giovane Ryuichiro Sonoda. Compagnia di canto fresca e con più di una voce che fa ben sperare: fra tutti il tenore spagnolo Pablo Antonio Martín Reyes dal bello squillo ed impeccabili colorature, ed il basso brasiliano Savio Sperandio, un raro caso di equilibrio fra talento comico e rigore stilistico.

Stefano Nardelli