Pforzheimer Zeitung
13.07.08

Ein „Otello" im Mafiamilieu

BAD WILDBAD. Wie Rossinis Vertonung des „Barbier von Sevilla" die einst erfolgreiche von Giovanni Paisiello verdrängte, so sorgte Verdis Fassung des „Otello"-Stoffes für das Ende der Bühnenkarriere des 1816 uraufgeführten „Otello" von Rossini. Bis zur Premiere von Verdis „Otello" 1887 war der von Rossini ein ständiger Gast auf den Opernbühnen der Welt, danach brach die Aufführungstradition fast sofort ab. Rossinis „Otello" ist auf der Bühne eine Rarität, für die sich nun „Rossini in Wildbad" im Kurhaus mit einiger musikalischer Überzeugungskraft einsetzte.


In die Gegenwart verlagert haben Regisseurin Annette Hornbacherund Kostümbildnerin Claudia Möbius Rossinis 1816 uraufgeführte Oper „Otello".

Rossinis „Otello" unterscheidet sich von dem Verdis in zentralen Punkten: Einerseits benötigt der Schwan von Pesaro fünf Tenöre, auch Jago ist eine Tenorpartie, keine Baritonrolle wie bei Verdi. Aber entscheidender ist, dass Rossinis Librettist Berio de Salsa nicht direkt auf Shakespeares Tragödie zurückgriff, sondern sich auf zeitgenössische italienische Bearbeitungen des Stoffes stützte. So spielt Rosinis „Otello" nicht auf Zypern sondern in Venedig, der erfolgreiche Feldherr Otello und Desdemona sind noch nicht offiziell verheiratet und Desdemonas Vater Elmiro will seine Tochter unbedingt gegen alle Widerstände Rodrigo zur Frau geben. Die von Jago eingefädelte Intrige, die Otellos Eifersucht ins Maßlose steigern soll und in Desdemonas Ermordung kulminiert, wird nicht durch ein verlorenes Taschentuch, sondern durch einen abgefangenen Liebesbrief angeheizt.

Auch musikalisch sind die Akzente im Vergleich zu Verdi anders gesetzt. Jago ist ein etwas blässlich gezeichneter Intrigant aus dem Opernfundus, dem alles Abgründige abgeht, was bei Verdi im „Credo" seinen Höhepunkt findet. Dafür wird die um ihre Liebe kämpfende Desdemona von Rossini äußerst differenziert gezeichnet. Und der dritte Akt gehört mit seinen Gewittermusik-Einschüben und der psychologisch ausgefeilten Personenzeichnung zum Bedeutendsten, was Rossini je geschrieben hat.

Hochmotiviertes Orchester

Im bestens besuchten Kurhaus war der in Bad Wildbad häufig engagierte Dirigent Antonio Fogliani am Pult der hochmotivierten und trotz kleinerer Schwächen der Blechbläser sehr überzeugend agierenden Virtuosi Brunensis von den ersten Takten an ein souveräner Sachwalter Rossinis. Sorgfältig im Detail, gelang es ihm, Spannungsbögen aufzubauen und die klanglichen Möglichkeiten der Partitur auszukosten. Jessica Pratts Desdmona profitierte nicht nur von der Agilität ihres klangschönen Soprans, auch die sich steigernde Intensität der Durchdringung der Partie begeisterte. Michael Spyres sang einen kraftvoll-zuverlässigen Otello mit wenig persönlicher Note, während Filippo Adami als sein Rivale Rodrigo trotz Koloraturgeläufigkeit und manch fein herausgearbeitetem Detail zu oft an den Aufschwüngen der sehr hoch liegenden Tenorpartie und an der Intonationssicherheit scheiterte. Giorgio Truccos solider Jago blieb recht blass, während Ugo Guagliardo mit wuchtiger Bassautorität aber wenig Klangfarben Desdemonas bestimmenden Vater sang. Aufhorchen ließ mit klangschönem Mezzosopran Geraldine Chauvet als Desdemonas Vertraute Emilia, ebenso Leonardo Cortellazi mit seinem Gondellied. Annette Hornbacher rückte den „Otello" mit der Kostümbildnerin Claudia Möbius und dem Bühnenbildner Anton Lukas, der für den ersten Akt einen heruntergekommenen Versammlungsort schuf, die weiteren Akte von abgestorbener Natur prägen ließ, nah an die Gegenwart heran. Otello ist bei ihr kein Mohr, sondern ein ob seines Erfolges beneideter Außenseiter. Allzu hilfreich ist die Ansiedlung im Mafiamilieu (vom soliden Philharmonische Chor Transilvania Cluj verkörpert) indes nicht. Ein kokainschnupfender Jago und so manches anderer Detail aus dem Fundus des in die Jahre gekommenen Regietheaters waren nicht sonderlich erhellend.

Thomas Weiss

 

Il giornale della musica
22 luglio 2008

Rossini in Wildbad
I VENT'ANNI DEL FESTIVAL ROSSINIANO DI BAD WILDBAD

Festeggia vent'anni il festival rossiniano di Bad Wildbad, osservatorio per giovani talenti del belcanto. Accanto ai rossiniani "Otello" e "Italiana", la riesumazione del "Don Giovanni" di Pacini e la prima esecuzione assoluta di "Kolonos"di Wolfgang Rihm a confronto col rossiniano "Edipo a Colono" nel concerto del ventennale. Peccato per i dilettanteschi allestimenti, tradizionale punto debole di un festival che potrebbe a buon titolo ambire ad occupare un posto di punta fra i più illustri festival europei.

Un lento accordo di archi punteggiato dagli interventi dei fiati evoca lontane reminescenze per il monologo interiore recitato da una voce senza tempo di controtenore (il bravo Mathias Rexroth). È "Kolonos" composto da Wolfgang Rihm su due frammenti di Sofocle secondo Hölderlin ed eseguito nel concerto del giubileo della ventesima edizione del festival Rossini in Wildbad, che si è chiuso così sotto il segno del contemporaneo. Un concerto aperto dalle rossiniane musiche di scena per l'"Edipo a Colono" in una riuscita interpretazione di Lorenzo Regazzo con il solido Coro Filarmonico di Cluj e i brillanti Virtuosi Brunensis diretti da Antonino Fogliani. Più in linea con la tradizione, l'edizione 2008 proponeva una riscoperta del melodramma di primo ottocento: "Il convitato di pietra" di Giovanni Pacini. Composta nel 1832 per una rappresentazione in famiglia, l'operina tornava sulla scena del minuscolo Kurtheater grazie ad un lavoro durato quasi 10 anni di ricostruzione e revisione critica a cura di Jeremy Commons e Daniele Ferrari. Basata sul testo di Da Ponte per Mozart, per la musica Pacini sceglie un colore decisamente italiano e racconta la vicenda del seduttore (qui tenore, in ossequio ai tempi) attraverso convenzionali ma accattivanti cabalette, romanze, arie di bravura ed un paio di articolati concertati dal sapore donizettiano. Lo stesso Ferrari dirigeva la Kammerorchester di Pforzheim con grande cura per i dettagli strumentali e molto attento all'equilibrio con le voci di una ben assortita compagnia di canto. Leonardo Cortellazzi era il sicuro protagonista, ben spalleggiato da Giulio Mastrototaro come Ficcanaso, buffo di elegante linea vocale e apprezzable misura. Fra gli altri, si distingueva Ugo Guagliardo un giovane basso di coloratura. Il modesto allestimento di Anke Rauthmann non rendeva completamente giustizia all'opera con un imperdonabile finale giocato sul tono farsesco. Una buona parte del cast dell'opera di Pacini si ritrovava nell'"Otello" rossiniano, focosamente diretto da Antonino Fogliani di nuovo alla guida dei Virtuosi Brunensis. Ottimo il terzetto dei protagonisti: il sicuro Otello di Michael Spyres, vibrato eccessivo e qualche acuto non immacolato a parte, autentico tenore baritonale di notevole omogeneità timbrica; l'intensa Desdemona di Jessica Pratt, soprano lirico con ottime risorse tecniche; e lo svettante Rodrigo di Filippo Adami sopravissuto con onore alle terribili asperità del ruolo. Ambientato in una Venezia dai colori essenziali alla Vedova, lo spettacolo di Annette Hornbacher non brillava per inventiva o originalità ma evitava cadute di gusto. Gusto di cui era privo lo scombinato ed irritante spettacolo firmato da Thorsten Kreissig per "L'Italiana in Algeri". Prodotto dall'Accademia Belcanto diretta dall'esperto rossinano Raul Giménez, questa "Italiana" poteva contare sulla direzione precisa e briosa dal giovane Ryuichiro Sonoda. Compagnia di canto fresca e con più di una voce che fa ben sperare: fra tutti il tenore spagnolo Pablo Antonio Martín Reyes dal bello squillo ed impeccabili colorature, ed il basso brasiliano Savio Sperandio, un raro caso di equilibrio fra talento comico e rigore stilistico.

Stefano Nardelli